Il ragazzo di Bruges – Recensione

IL RAGAZZO DI BRUGES

Autore: Gilbert Sinoué

Voto Globale: 2,3/5

Voto Tecnico: 2/5

il ragazzo di bruges

Esistono due modi di approcciarsi al lavoro che sono mirabilmente sintetizzati in due  modi di dire molto conosciuti: “chi fa da sé fa per tre” e “l’unione fa la forza”. Per qualsiasi progetto intrapreso nel corso della nostra vita dobbiamo decidere se proseguire da soli e quindi non avere alcun tipo di rogna dal punto di vista decisionale, oppure trovare uno o più collaboratori in grado di aiutarci. Logica vuole che se devo spostare un mobile adotterò la filosofia de “l’unione fa la forza”, se invece devo fare un tema a scuola, dovrò convincermi che “chi fa da sé fa per tre” è la strada giusta. Tuttavia, i casi in cui questa scelta risulta immediata sono veramente pochi e in mezzo a questi ci sono una miriade di sfumature, che possono farci prendere una scelta invece di un’altra. Una di queste sfumature è quella di scrivere un romanzo. Penso a Gilbert Sinoué e mi immagino un uomo preparato, che ha la brillante idea di scrivere un giallo storico ambientato nelle Fiandre del 1400. A Bruges per essere precisi, quindi non una città qualsiasi. Sì perché Bruges, per un certo periodo del quindicesimo secolo, è stata la città di una delle più grandi menti della storia della pittura: Jan Van Eyck. Questo artista ebbe non solo il merito di donare all’umanità delle grandi opere, ma anche quello di diffondere la tecnica della pittura ad olio, che avrebbe poi sostituito la tempera, usata largamente in Europa, nei decenni successivi. L’idea di Sinuoé è geniale, brillante, intrigante, ma ha bisogno di due colonne portanti per rimanere in piedi: una federe ricostruzione storica e una trama in grado di coinvolgere il lettore, possibilmente ricca di intrighi, colpi di scena e personaggi carismatici. Non solo questi due aspetti devono essere presenti, ma devono mescolarsi fra loro, alternandosi, incontrandosi, confondendosi. Invece no, in questo libro non succede niente di tutto ciò. Avete presente quei barattoli in vetro di crema alla nocciola bigusto che si trovano sugli scaffali del super mercato? Quelli che contengono per metà un’imitazione mal riuscita della Nutella e per l’altra metà un’imitazione dell’imitazione della Nutella, però di colore bianco? Ecco, questo libro è esattamente come uno di quei barattoli: composto da due parti, completamente distinte fra loro, di cui una è anche passabile e l’altra fa veramente schifo. La parte che si salva è quella dedicata alla ricostruzione storica: mirabile, precisa e affascinante. Non solo Sinoué riesce a far tornare in vita una Bruges del 1400, con la sua piazza, i suoi vicoli, il porto e la sua varietà di persone che la popolano, ma riesce anche nell’intento di immergere il lettore nella tecnica, nell’estro e nell’attenzione per i dettagli di un grande maestro della pittura come fu Jan Van Eyck. Tuttavia, ogni medaglia ha un altro lato e in questo caso non si può veramente vedere. Tutta questa fedele ricostruzione storica serve come ambientazione per una trama che non sta in piedi. Non sta in piedi perché, innanzitutto, i personaggi risultano essere caretterizzati a senso unico, per poi subire, improvvisamente e senza alcuna spiegazione, dei cambi di personalità assolutamente insensati. Abbiamo un tredicenne indifeso che saltuariamente si perde in riflessioni filosofiche, un marinaio portoghese che passa dall’essere una macchina da guerra all’essere una specie di balia, un pittore doppiogiochista pentito dell’ultimo minuto, ecc… Insomma una serie di figure insignificanti che non aiutano certo il lettore a familiarizzare con la storia, anzi lo allontanano, perché questi personaggi sono così irreali che in pochi riuscirebbero a mettersi nei loro panni per capire le loro emozioni e i loro pensieri. Anche trascurando questo fatto e concentrandosi sull’intreccio vero e proprio la situazione non migliora. Ora, non posso spiegare nei dettagli per evitare spoiler, ma ci sono daghe che, stando alla situazione descritta nel libro, dovrebbero essere rimaste in volo per circa un quarto d’ora, missioni di spionaggio che invece di ricordare un rinascimentale James Bond, portano alla memoria un maldestro Austin Powers, interrogatori e ricatti inconcludenti, antagonisti che sembrano usciti da un film di Fantozzi, popolazione locale completamente indifferente nei confronti di epidemie mortali… insomma tutto quello che non si dovrebbe fare c’è. Se questo non bastasse, vi ricordo il barattolo di crema alla nocciola: due parti ben distinte l’una dall’altra. Fino a un certo punto nessuno si cura degli omicidi (memorabile la scena in cui Van Eyck si preoccupa dei colori, quando il suo figliastro si è imbattuto in un cadavere sfigurato due minuti prima) e la parte centrale risulta essere la ricostruzione storica. Poi quest’ultima viene abbandonata per lasciare spazio all’evolversi della vicenda e il tutto finisce in un baratro dal quale non c’è ritorno.

In conclusione, vi dico che questo libro potrebbe anche piacere a coloro che sono maggiormente interessati a vivere il passato, ormai perduto, di una città magica come Bruges e l’atmosfera mistica che circondava un grande personaggio come Van Eyck. Tuttavia, a coloro che cercano anche una trama avvincente e coinvolgente, consiglio di volgere altrove la propria attenzione e di non farsi ingannare dalle parole in copertina. Sulla mia, per esempio, c’è scritto “Un romanzo storico perfetto… una delle più folli cospirazioni artistiche della storia”. No, non è vero. Magari folle sì, ma non per i giusti motivi.

Quindi caro Gilbert Sinoué “chi fa da sé fa per tre” non è un dogma. Ricordati che “l’unione fa la forza”: se non sei all’altezza di scrivere una trama in grado di esaltare la mirabile ricostruzione storica che hai fatto, affidala a qualcuno che abbia le capacità di elaborare un intreccio degno del tuo lavoro, invece di affossare quanto di buono hai fatto con una storia mediocre. Perché è questo che è “Il ragazzo di Bruges”, un libro mediocre, nato da un’idea brillante, sorretto da una struttura non all’altezza. La sensazione non è quella di leggere un romanzo fatto e finito, ma di leggere tante idee per un libro, che poi non sono state sviluppate e questo non va bene

Scrittura: 2/5

Trama: 2,2/5

Creatività: 1,75/5

Scorrevolezza: 2/5


Lascia un commento